
A lanciare un S.O.S sono stati i volontari della “Trash Challenge Foggia” che, attraverso un dettagliato reportage, hanno riportato all’attenzione della cittadinanza le condizioni disastrose in cui riversa la Villa Comunale di Foggia, evidenziando lo stato di degrado che ormai da anni deturpa uno dei luoghi più amati della città del grano.
Dopo la recente nomina dei nuovi Ispettori che avranno il compito di tutelare e promuovere la cultura ambientale della nostra comunità, sorge spontaneo fare il punto della situazione circa le condizioni degli spazi verdi comuni, trasformatisi in un crescendo di inciviltà e incuria. Esempio lampante del manifestarsi di questo fenomeno è la Villa Comunale di Foggia, trasformatasi gradualmente da luogo di svago e divertimento per la cittadinanza ad impenetrabile fortino altamente pericoloso per l’incolumità pubblica.


La Villa Comunale, facilmente accessibile per la sua posizione strategica (in prossimità della stazione ferroviaria e delle arterie principali della città) , sembra passata paradossalmente inosservata lungo tutto questo tempo, alla stregua dei numerosi beni comuni abbandonati ad un inevitabile decadimento che ne ha compromesso l’assetto originario. Gli stessi luoghi che si fanno portatori di un’identità territoriale e di un patrimonio storico-artistico di rilevante importanza si vedono dunque “sopravvivere” a fatica sotto lo sguardo disinteressato dei suoi stessi cittadini.
All’interno della stessa Villa, ad esempio, è presente una porzione del villaggio neolitico scoperto casualmente nel 1977 durante l’esecuzione di lavori pubblici. Indagato pochissimo e superficialmente, riesaminato durante gli interventi avvenuti nel 1978 e nel 1993, lo scavo è stato analizzato sistematicamente soltanto nel 1998.
Sotto erbacce e rifiuti di ogni genere si cela una necropoli (con almeno otto deposizioni funebri di adulti e bambini), un fossato a “C” simile a quelli trovati nel sito archeologico di Passo di Corvo, accompagnato da capanne con aree di focolare e da un grande silos a campana usato anticamente per la conservazione dei cereali.
Un sito la cui importanza andrebbe notevolmente rivalutata, anche data la presenza, nell’area dell’ex ippodromo, di tracce simili che hanno permesso agli studiosi di constatare come l’estensione dell’abitato si prolungasse ben oltre i limiti della Villa comunale o dell’ippodromo per spingersi sino all’attuale “Via Fortore”. Nonostante l’antichità e il prestigio, quest’area verde vive in uno stato assimilabile a quello di una discarica a cielo aperto.
Il nostro augurio è che presto possa tornare ad una condizione idonea ai cinque millenni di storia che quest’ultima racchiude e simboleggia.