La cattedrale di Foggia è il luogo che ha permesso la trasformazione di un centro di passaggio, visitato da viandanti e sostanzialmente paludoso, in civitas.
Prima, l’agglomerato urbano esistente, era assimilabile prima al casale e poi castrum.
Stimolo allo sviluppo che avrebbe permesso la nascita di una vera città, è stato il ritrovamento, intorno all’anno Mille, di un sacro quadro: “La Madonna dei Sette Veli” ad opera di tre pastori e dei loro buoi miracolosamente inginocchiatisi.
La leggenda
A parte la nota leggenda che ha portato alla costruzione della chiesa madre nel 1172 per volere del re Guglielmo il Buono, qui si vuole parlare di un episodio, anch’esso leggendario, che però potrebbe avere riscontri nella realtà e ci restituisce informazioni sulla fama che i miracoli della Vergine avrebbe diffuso nell’Europa medievale.
Fama che raggiunse, durante la seconda metà del Duecento, la penisola iberica.
Nel manoscritto escurialense delle Cantigas castigliane dedicate da Alfonso il Savio a Santa Maria, la vignetta della Cantiga 136, illustra la leggenda: una donna, adirata per aver perso al gioco dei dadi, scaglia una pietra verso la lunetta settentrionale dell’ex Collegiata di Foggia.
Il Portale di San Martino
Nella lunetta a ferro di cavallo che inquadra la Vergine col Bambino, accompagnata da due angeli; la Vergine, per proteggere Gesù, alza le braccia, impedendo che il figlio si ferisca, ma ferendosi, però, al gomito.
Il segno è tutt’ora presente e ci informa degli scambi avvenuti con la penisola iberica, traslati, però nella leggenda.
Probabilmente, vettore delle informazioni, furono i cavalieri di Calatrava. Un ordine monastico cavalleresco fondato dai reggenti di Castiglia nel 1158 e ai quali fu data come sede il monastero di Sant’Angelo, ad Orsara, non lontano da Foggia.
Le altre storie
Eventi miracolosi si hanno anche nei secoli successivi, come quando la Vergine apparve durante il terremoto del 1731 e, ancora, nel 1745 quando apparve a San Alfonso Maria de’ Liguori.
La leggenda, quindi, a volte può essere un riflesso di fatti storici veramente avvenuti; bisogna, però sempre scindere la storia vera da quella popolare attraverso lo studio delle fonti.
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