
Il borgo di Troia è sempre stato un baluardo difensivo del Tavoliere e un luogo dai mille tesori e di passaggio.

Le campagne di Troia
Abbiamo già affrontato il tema della presenza saracena a Lucera e della pacifica integrazione con la popolazione locale, mentre nel vicino borgo di Troia bisogna dire che i saraceni non ci siano stati, nonostante i contatti diretti con il mondo arabo. Ciò è dovuto principalmente alla presenza dei bizantini. Nonostante tutto, nell’arte romanica del piccolo centro dei Monti Dauni si riscontra un influsso orientale (influsso riconoscibile anche nella Cattedrale di Foggia ed in genere nel romanico pugliese).
L’antichissima Troia
La città di Troia viene creata nei pressi dell’antica colonia romana di Aecae (congiunta anche con la via Traiana) distrutta durante la guerra greco-gotica nel VI secolo d.C. Le popolazioni rimaste, occuperanno solamente quella che era l’antica acropoli e diventarono cittadini del presidio bizantino. Longobardi, greci e latini coabitavano per difendere i possedimenti bizantini dai longobardi che provenivano da Benevento.
La città si trovata infatti in posizione strategica anche durante il medioevo, essendo sulla via Francigena, una serie di vie che dalla Francia, conducevano nel Sud Europa fino a Roma e da cui proseguivano verso la Puglia, dove vi erano i porti d’imbarco per la Terra santa, meta di pellegrini e di crociati.
Nel 1022, anno in cui l’imperatore Enrico II sconfigge i bizantini e li costringe solamente a cambiare la lingua in cui veniva professato il rito sacro da greco a latino, oltre alla distruzione delle mura difensive che avrebbero dovuto resistere come quelle della Troia dell’epica greca e dalla quale questa città prende il nome.
La Cattedrale, il segno di un melting pot

Rosone Cattedrale di Troia
A Troia vi è dunque una continuità di etnie, che si stratifica nella
pietra. A dimostrarlo è la splendida Cattedrale di Troia con i suoi 1.000 anni di storia: le losange dei muri d’ambito (come nella Cattedrale di Foggia che la copierà) e lo splendido rosone che sembra un merletto ricamato o una finestra traforata (mashrabiyya) usata nell’architettura islamica per permettere la ventilazione degli ambienti.
Il Capitello delle Quattro Razze

Capitello Quattro Razze di Troia by Museo MED
Questa commistione di popoli è evidente anche nel Capitello delle Quattro Razze, conservato nel Museo Ecclesiastico Diocesano (MED) di Troia. Le quattro teste scolpite rappresentano soggetti di etnie diverse, riconoscibili sono un moro, un saraceno e due figure regali.
Il capitello richiama l’attenzione, dunque, sulla grandezza di Federico II e del suo Regno immenso, dove diverse popolazioni convivevano in armonia.
Le “pietre” di Troia ci raccontano di una continuità e cooperazione che ci auguriamo possa durare sempre nel tempo.
Lo sapevi? Scrivilo nei commenti.
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