Il “Giorno dei morti” è una celebrazione cristiana che ricorre ogni anno il 2 novembre durante la quale si rivolgono preghiere ai defunti per aumentare la possibilità che ricevano un’indulgenza plenaria.
Durante questa festa è tradizione cucinare il “Grano cotto”, “Grano dei morti” o “Cicc cutt”, un dolce a base di: grano, cedro candito, cioccolato, noci, vino cotto e melograno.
Proprio il melograno è protagonista di una storia che lega cristianesimo e paganesimo e che affonda le radici nella mitologia greca arrivata in Capitanata grazie alla “Magna Grecia”.
Il mito di Proserpina
Nello specifico, è interessante il mito di Proserpina (o per i greci Kore o Persefone). Figlia di Cerere, Proserpina fu rapita dal re degli inferi Plutone che, a seguito del “ratto” le offrì leccornie per rifocillarsi, ma lei accettò di mangiare solo alcuni chicchi di melograno.
In questo modo si legò indissolubilmente al mondo dei morti perché tradizionalmente, nei matrimoni del tempo, si usava mangiare il frutto per augurare alla coppia una prole abbondante.
A poco valsero le proteste della madre Cerere che, distrutta dal rapimento, condannò per 9 giorni la terra a carestie e si arrestò solo quando intervenne Zeus, padre degli dei, preoccupato dell’assenza dei sacrifici da parte degli umani.
Attraverso la mediazione di Zeus si concordò che Proserpina trascorresse 6 mesi negli inferi con lo sposo e 6 mesi sulla terra, con la madre. Da qui nacque l’alternanza delle stagioni, ma si rafforzò anche il legame tra melograno, morte e rinascita.
Il melograno nell’arte di Capitanata
Una statua di Proserpina (da alcuni identificata come Venere) è conservata presso il Museo Civico G. Fiorelli di Lucera e a lei era dedicato il tempio in cui, durante il III secolo a.C., i pellegrini si recavano per chiedere fertilità nella coppia (come mostrano le numerose terrecotte in forma di organi genitali e bambini) o per i raccolti.
Nello stesso museo è conservata una statua medievale della Madonna chiamata “Madonna del Melograno”. La statua lignea, ora priva di uno dei bracci che doveva reggere il Gesù infante, porge all’osservatore un melograno. Il frutto simboleggia, anche qui, morte e rinascita (di Gesù) ma anche abbondanza, l’abbondanza dell’esercito di Dio, come i tanti grani del melograno.
Il melograno oggi
Per questo ancora oggi si usa il melograno nei dolci della “Festa dei morti” per indicare la morte ma anche l’inizio di una nuova stagione o di una nuova vita in terra (neonati) o nell’aldilà (i defunti per i quali si prega).
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