Dopo l’Unità d’Italia proclamata con il plebiscito del 21 ottobre 1860, l’Italia, e soprattutto la Puglia, si preparava a conoscere i briganti.
Chi erano i briganti?
I briganti erano contadini, sbandati del disciolto esercito borbonico, ex garibaldini, nostalgici del vecchio regime, riluttanti al servizio di leva, banditi veri e propri che si ribellavano allo Stato appena costituito rispondendo alle sue mancanze con la violenza e illegalità.
In particolare i briganti in Puglia si ribellarono per la scomparsa del Regno delle Due Sicilie e le condizioni di profonda arretratezza e squilibrio sociale che caratterizzavano il Mezzogiorno rispetto al resto d’Italia.
Ad animare i briganti erano soprattutto provvedimenti del nuovo governo come la tassa sul “macinato” e il servizio di leva obbligatorio.
Cosa facevano i briganti in Puglia?
Prendevano di mira i galantuomini, cioè i possidenti e i politici locali, assaltandone le fattorie, devastando e uccidendo.
I briganti saccheggiavano i palazzi dei borghesi, incendiavano gli archivi comunali, per distruggere i documenti fiscali e di leva ma non solo.
Aprivano anche le carceri, lottavano contro i “nemici” Cavour e Vittorio Emanuele e, per questo, erano acclamati dalle folle oppresse come “eroi”.
Come reagì lo Stato italiano per combattere i briganti?
La risposta del governo fu una dura repressione militare.
Per cinque anni, dal 1861 al 1865, ci fu una vera e propria guerriglia tra i briganti e lo Stato che, per reprimere i briganti, arrivò a impiegare ben 116.000 uomini.
Durante questo periodo fu anche promulgata la legge Pica che poneva in stato d’assedio le province interessate al fenomeno, concedendo ampi poteri alle forze dell’ordine e ai soldati: l’autorità militare si sostituì a quella civile e si ebbero massacri, fucilazioni e rappresaglie indiscriminate.
I luoghi dei briganti in Puglia
I briganti conoscevano bene il territorio per resistere agli assalti dell’esercito.
Conoscevano i boschi e le montagne, luoghi che facilmente si prestano alla mimetizzazione, all’organizzazione di agguati e di scorrerie. Erano abili anche sui campi aperti come gli altipiani.
1) Biccari
Borgo sui Monti Dauni diventato famoso per le case a 1 euro, la bubble room e le case sugli alberi; è stato interessato da un forte spirito anti unitario.
A ricordare quel periodo tumultuoso c’è un mascherone che fa una linguaccia sull’angolo di un palazzo che rappresenta una vittima dei briganti: Domenico Lippi.
Domenico Lippi era il farmacista del paese e, per le i suoi ideali unitari, venne ucciso dalla folla inferocita davanti alla sua casa.
2) Motta Montecorvino
Su una collina a 662 m. s.l.m sul Subappennino Dauno, ha di fronte il Monte Sambuco ed è un territorio ideale per imboscate e sortite contro l’esercito unitario.
Motta Montecorvino fu interessata dal fenomeno del brigantaggio in Puglia, ma non subì danni, saccheggi e angherie per la partecipazione nelle bande dei fuorilegge di briganti.
Motta subì molte perdite a causa del colera nel 1865 e della difterite nel 1880, ma riuscì ancora una volta a risollevarsi.
3) Bovino
Bovino è una Città d’Arte, Bandiera Arancione del Touring Club e uno dei Borghi più Belli d’Italia ed è stato interessato dal fenomeno del brigantaggio in Puglia perché situato sull’unica via consolare tra Napoli e la Puglia.
Lo storico Romolo Caggese descriveva così il Vallo di Bovino (Foggia) nel 1910 “la Selva Nera delle Puglie, la Sila della Capitanata”.
Durante il brigantaggio risorgimentale Bovino fu occupata dalle bande di Carmine Crocco di Rionero in Vulture, con il supporto del suo luogotenente Giuseppe Schiavone (nella foto in alto) di Sant’Agata di Puglia.
4) Celenza Valfortore
A Celenza Valfortore nacque Gianbattista Varanelli, detto “Titta”, “Tittarello” o “Fittariello”.
Divenne un brigante quando all’età di 19 anni, dopo aver incontrato un coetaneo ed aver litigato con quest’ultimo, lo uccise con diverse coltellate.
Dopo l’accaduto, decise di non consegnarsi alle forze dell’ordine, ma di darsi alla fuga e diventare brigante.
Formò una propria banda insieme a otto giovani di Celenza Valfortore.
Iniziò così la vita avventurosa della banda di Titta Varanelli. Da sola o insieme alle bande di Michele Caruso, Coppola Rossa e Pelorosso seminò violenze e soprusi nella Valle del Fortore, in Molise e nel Beneventano.
5) Borgo Incoronata – Foggia
Si tratta di un luogo sacro poco distante da Foggia.
Qui, intorno all’anno 1000, apparve la Madonna su di un albero e chiese di costruire una cappella a lei dedicata.
Ma dopo l’unità d’Italia fu anche sede dei briganti che utilizzavano il bosco per nascondersi, assaltare i passanti e, in alcuni casi, ucciderli.
Così faceva la banda Gammino.
6) Deliceto
Sempre sui Monti Dauni, questo borgo ha dato i natali al brigante Giuseppe Petrella.
Un bracciante che seguì le sorti del suo capobanda Giuseppe Schiavone di S. Agata di Puglia e venne giustiziato nel 1864 a Melfi assieme a Pietro Capuano e Rocco Marella di Anzano di Puglia e a Vito Rendina.
Vivi una vita da brigante
Fai un salto nell’800 del Sud Italia, sulle orme dei briganti in Puglia che si ribellarono all’unità d’Italia. Seguiremo le vicende della coppia di briganti Giuseppe Schiavone e Filomena Pennacchio la coppia il cui amore clandestino terminò con la morte.
Giuseppe, giustiziato per i suoi crimini, prima di morire abbracciò l’ultima volta Filomena che, dopo aver scontato una pena in carcere, si dedicò agli ultimi ricevendo da Papa Benedetto XV la benedizione papale.
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