Cosa vedere in Puglia? Pietramontecorvino, uno dei Borghi più Belli d’Italia
La Puglia è lunga e sia i paesaggi che le culture sono variegate. Oggi ti presentiamo Pietramontecorvino, un borgo medievale che ti incanterà
Pietramontecorvino è uno dei Borghi più belli d’Italia, Bandiera arancione del Touring Club Italiano e membro della rete dei Borghi Autentici. L’antico borgo di origine medievale, è immerso nella natura dei Monti Dauni, luogo ideale anche per lo smart working.
Arrivando qui, sarai avvolto da un senso di pace e tranquillità. Potrai perderti tra i vicoli stretti ed ammirare lo splendido paesaggio che circonda il borgo.
La storia
Il borgo è di origine medievale e viene definito “l’araba fenice della Daunia” perché nasce a seguito della distruzione della vicina Montecorvino, quando i profughi trovarono rifugio tra le “pietre” (le grotte) di Pietramontecorvino.
Nel 1018, infatti, il centro di Montecorvino è attestato come sede vescovile del territorio – a lungo conteso tra Bizantini e Longobardi – chiamato Capitanata e corrispondente all’attuale provincia di Foggia.
Nel 1137, Montecorvino, dopo aver conosciuto un periodo florido sotto i Normanni, incorre nelle ire di Ruggero II che la distrugge.
Secondo la tradizione, alcuni profughi si sarebbero rifugiati in grotte scavate nella roccia, nel luogo poco distante chiamato Pietra, dando così origine a un primo insediamento, mentre altri fuggitivi sarebbero tornati a Montecorvino per ricostruirla.
In una pergamena del 1218 si trova la prima citazione del castello di Pietra, che diventa feudo autonomo.
La dominazione feudale di Pietra (la Preta) ad opera dei duchi di Montalto di Tocco ebbe inizio nel 1580, che detennero il feudo sino all’eversione della feudalità, nel 1806. Nel 1862 la denominazione ufficiale del paese fu stabilita in Pietramontecorvino
I monumenti
Oltre a perderti tra i vicoli ed ammirare il paesaggio circostante, non puoi perdere la visita ai monumenti di Pietramontecorvino.
Il polo castrale
Questo è composto da due edifici con torre: la Torre occidentale o Torre Normanno-Svevo-Angioina e la Torre orientale.
La prima è connessa al secondo edificio turrito tramite un recinto murario, mentre la seconda è attualmente conservata solo per due piani.
La data esatta di costruzione della torre occidentale è ignota, ma sicuramente venne edificata presso il primo nucleo castrale bizantino e alcuni documenti ne attestano la presenza già nel 1218.
Probabilmente la Torre venne edificata in epoca normanna (XI sec.) e successivamente restaurata, in epoca svevo-angioina.
La torre ha una pianta quasi quadrata (12,20 x 12,60 m) e raggiunge l’altezza massima di 30 metri articolandosi in un pianterreno e cinque livelli superiori sormontati dagli spalti merlati.
Presenta due ingressi: il primo nella Grande Corte accessibile tramite una scala a collo d’oca che immette al primo piano; il secondo si affaccia nella Piccola Corte sopraelevato di circa 7 m dal suolo, in corrispondenza del secondo piano e raggiungibile mediante un’imponente scala in muratura.
Questa scala si arrestava, però, a circa 3,50 m di distanza dalla porta suggerendo la presenza di un ponte levatoio ligneo.
Degne di nota le due eleganti bifore del secondo piano che ancora preservano gli elementi scultorei originali. Le altre finestre sono monofore e presentano, all’interno, sedili in pietra.
Anche le bifore e il balconcino del lato orientale sono da considerarsi di epoca svevo-angioina al pari della merlatura guelfa che incorona la piattaforma.
La Torre orientale è accessibile sia dalla Piccola che dalla Grande Corte ed è costituita dai un vasto ambiente ricoperto da un’imponente volta a botte.
In relazione al polo castrale e in continuazione della torre orientale cui è raccordato tramite un vano coperto, sorge Il Giardino Pensile che rappresenta un elemento del tutto originale dell’architettura della Capitanata.
Il Giardino è collocato su una serie di abitazioni addossate al muro di cinta del polo castrale nel suo versante settentrionale. L’accesso al Giardino Pensile è situato sulla destra del portone ligneo che immette nella Grande Corte. Gli otto archi a tutto sesto, ciascuno aperto in altrettante nicchie ad arco ribassato, che caratterizzano la parete nord, creano una ritmica e armoniosa spazialità.
Palazzo Ducale
Palazzo Ducale che sembra quasi essere generato dallo sviluppo della Torre cui si collega coerentemente mediante il muro di cinta occidentale e le due corti.
La facciata del Palazzo Ducale, probabilmente ricavata dall’antico muro di cinta meridionale del polo castrale, è caratterizzata da un’alternanza di porte e finestre.
Il palazzo occupa una superficie di circa 2.500 mq e raggiunge i 15 m di altezza.
Salendo una piccola gradinata, o due rampe laterali, si giunge all’ingresso principale del Palazzo dove si apre un severo portale sottolineato da una coppia di stipiti in pietra e un architrave sormontato da un misterioso mascherone in rilievo. Il portone ci immette nella sala più importante: il Salone di Rappresentanza che costituisce il centro architettonico e simbolico del Palazzo Ducale.
Un ambiente particolarmente suggestivo è posto sull’arco che unisce il Palazzo alla Chiesa Madre. Da qui, infatti, è possibile controllare quanto succede nelle vicinanze del Palazzo: sul sagrato della Chiesa, nel Giardino Pensile, nel presbiterio della Chiesa stessa mediante un balconcino attualmente murato e, spostando una mattonella del pavimento, anche sull’ingresso della Grande Corte.
Sull’imponente volta a botte del Salone di Rappresentanza è affrescato lo Stemma degli ultimi feudatari di Pietramontecorvino, i Montalto di Tocco: un manto ermellino, di porpora all’esterno, aprendosi mostra un’aquila nera sormontata dalla corona ducale sotto le cui zampe sono collocati la Croce di Malta e il motto “Duriora Decoxi” (ho cotto, ho frantumato cose più dure). I Montalto entrarono in possesso del feudo di Pietra nel 1580 quando Giovan Battista Carafa lo vendette a Virgilio duca di Montalto.
La famiglia Montalto
I Montalto, originari della Spagna, non furono dei feudatari tiranni ma di indole piuttosto mite. La storia di Pietra non registra, come spesso accade in altri centri, vicende o fatti di sangue e terrore o gravi prevaricazioni compiuti da questi feudatari. Gli eredi dei Montalto governarono i loro feudi dalla Residenza Ducale di Pietra e tennero questo centro per poco più di due secoli e precisamente fino al periodo dell’Amministrazione Francese del regno di Napoli, quando nel 1806, con una legge del 2 agosto di quell’anno, Giuseppe Bonaparte, re di Napoli, abolì la feudalità e gli abitanti di Pietra furono liberi di costituirsi in un Comune autonomo
Chiesa Madre dedicata a Santa Maria Assunta
La chiesa più importante di Pietramontecorvino è dedicata a Santa Maria Assunta.
La Chiesa è di origine medievale e lo stile architettonico della chiesa può definirsi romanico (XII sec.), mentre è gotico-angioino l’intero impianto del presbiterio antico (XIII – XIV sec.).
Alla chiesa si accede da un maestoso portale di stile gotico costituito da un triplice arco ogivale sormontato da un timpano che racchiude la bellissima lunetta con l’Agnus Dei.
Al 1713, invece, risale il nuovo ingresso e la costruzione della superba scalinata.
Nello stesso periodo la chiesa venne ampliata per ricavarvi la nuova abside dove fu collocato un altare barocco, mentre ad est, si innalzò la facciata decorata da una finestra quadrilobata ottenuta murando la monofora medievale, oggi ripristinata.
Sotto la chiesa, grazia a un’apertura sul pavimento, si accede ad una grande cripta usata per le sepolture.
L’aula basilicale
L’aula della basilica è costituita da una sola nave lunga 33 metri, larga 10 metri e alta 15. Le finestre della parete sinistra sono monofore medievali, mentre quelle sulla parete destra sono più tarde. Tutte le finestre sono arricchite da vetrate istoriate, opera di Luigi Zaccheria di Foggia.
Nel passaggio dalla zona d’ingresso all’aula vera e propria, varcando il grande arco gotico, si nota che l’abside antica non è in asse con la navata, ma presenta una brusca rettifica verso sinistra. Questo sconvolgimento ha valore simbolico: riprodurre nell’architettura il gesto di Gesù morente che, come narra il Vangelo di Giovanni, “Chinato il capo, rese lo spirito”.
La pala della Madonna delle Grazie
Sulla parete destra è visibile la pala della Madonna delle Grazie, scuola napoletana della seconda metà del XVI secolo. Segue la Nicchia dell’Immacolata racchiusa in un arco trionfale in pietra di Roseto, di stile rinascimentale, dalla ricchissima decorazione in cui spicca la “firma” degli scalpellini di Roseto: la rosa canina a cinque petali.
All’interno della Nicchia è posta la Statua dell’Immacolata, risalente al XVIII secolo e attribuibile alla scuola di Giacomo Colombo.
Continuando sulla parete di destra, incontriamo la Nicchia di San Rocco che ospita attualmente la statua lignea di Sant’Alberto di Monte Corvino, patrono di Pietramontecorvino.
Il Presbiterio è pavimentato con mattonelle di cotto romboidali risalenti al XVI secolo, ritrovato durante i restauri del 1992-1994 in vari punti della Chiesa e qui riproposto complessivamente e a cui si ispira il pavimento della navata. L’Altare Maggiore risale alla seconda metà del XVIII secolo, risplende di marmi e decorazioni, secondo lo stile barocco di scuola napoletana di cui è eminente testimonianza.
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